Google dichiara guerra ai siti manipolati dall’AI

Google prova a contrastare in maniera più decisa lo spam generato dall’intelligenza artificiale. Il gigante delle ricerche online ha appena annunciato alcuni cambiamenti, tra cui una nuova politica pensata in parte per escludere dai risultati di ricerca i contenuti clickbait creati con l’ausilio dell’AI.

“Ha l’aria di essere uno dei più grandi aggiornamenti nella storia di Google – afferma Lily Ray, responsabile Seo (search engine optimization, ovvero le tecniche per migliorare il posizionamento dei contenuti da parte dei motori di ricerca) dell’agenzia di marketing Amsive –. Potrebbe cambiare tutto”.

In un post pubblicato sul blog aziendale, il colosso sostiene che il cambiamento ridurrà del 40% i “contenuti di bassa qualità e non originali” nei risultati di ricerca, concentrandosi sugli attori malintenzionati che inondano il web con enormi quantità di articoli e post progettati per ingannare i motori di ricerca.

La spazzatura AI nei risultati di Google
“Un buon esempio, che circola da un po’ di tempo, sono gli abusi legati allo spam dei necrologi”, spiega Pandu Nayak, vicepresidente del settore ricerca di Google. Si tratta di una forma di pirateria digitale particolarmente sgradevole, in cui alcune persone cercano di guadagnare facendo scraping degli annunci di morte e ripubblicandoli, a volte su piattaforme social come YouTube. Recentemente questi spammer hanno iniziato a utilizzare strumenti di intelligenza artificiale per aumentare la loro produzione, aggravando ulteriormente il problema. Se applicata efficacemente, la nuova politica di Google dovrebbe rendere più difficile la comparsa di questo tipo di spam nelle ricerche online.

Il nuovo approccio di Google alla lotta contri i risultati scadenti nelle ricerche è decisamente più aggressivo e prende di mira in modo specifico il cosiddetto domain squatting, la pratica di acquistare i siti web con un nome riconosciuto per trarre profitto dalla loro reputazione, spesso sostituendo gli articoli originali con contenuti generati dall’intelligenza artificiale progettati per manipolare i sistemi di classificazione dei motori di ricerca. Anche se la tendenza precede il boom dell’intelligenza artificiale, con la rapida ascesa degli strumenti di generazione di testo come ChatGPT sfornare un numero infinito di articoli per manipolare il ranking di Google è diventato sempre più facile.

Il picco di domini abusivi è solo uno dei problemi che hanno intaccato la reputazione di Google Search negli ultimi anni. “Le persone possono creare questi siti con estrema facilità – spiega l’esperto di Seo Gareth Boyd, che gestisce la società di marketing digitale Forte Analytica e ammette di aver creato portali simili in passato (aggiungendo però di aver smesso di farlo) –. È un grosso problema”.

Recentemente, Wired US ha raccontato che diverse reti di clickbait AI ricorrono ormai alla strategia del domain squatting, rilevando siti web ormai defunti – come The Hairpin, rivolto principalmente a un pubblico di donne, e Apple Daily, un quotidiano pro-democrazia di Hong Kong – per infarcirli di contenuti senza senso generati dall’AI. Ora però la nuova politica di Google classifica esplicitamente questo tipo di comportamento come spam.

Ma il gigante si concentrerà anche sulla lotta al cosiddetto reputation abuse, cioè la pubblicazione da parte di siti web generalmente affidabili di contenuti sponsorizzati di scarsa qualità o altra spazzatura digitale da fonti terze (nel post sul suo blog, la società porta come esempio “recensioni di prestiti a breve termine su un sito educativo”). Mentre le altre disposizioni previste dalla nuova prassi contro lo spam inizieranno a essere applicate immediatamente, Google darà un preavviso di 60 giorni prima di prendere misure contro il reputation abuse per dare ai siti web il tempo di mettersi in riga.

L’impegno di Google
Nayak sottolinea che Mountain View sta lavorando a questo specifico aggiornamento dalla fine dello scorso anno e che più in generale l’azienda è impegnata a eliminare i contenuti scadenti nei risultati di ricerca dal 2022. “Siamo consapevoli del problema – dice il vicepresidenti di Google –. Ma per sviluppare questi cambiamenti in modo efficace ci vuole tempo”.

Alcuni esperti di Seo sono cautamente ottimisti sul possibilità che le modifiche riescano ripristinare l’efficacia delle ricerche del colosso. “La speranza è che le cose tornino come erano prima – commenta Ray –, ma dobbiamo vedere cosa succederà”.