Tracciare i contenuti dell’intelligenza artificiale come si fa con il cibo

La realizzazione di contenuti è sempre stata un atto di creatività umana, un processo cognitivo e generativo che ha guidato il progresso tecnologico e sociale nel corso dei secoli. Tuttavia, il panorama attuale ci presenta una svolta epocale. Modelli di intelligenza artificiale (AI) definiti “generativi” stanno emergendo con la capacità di generare contenuti indistinguibili da quelli umani. Questa trasformazione suscita interrogativi profondi sul ruolo dell’uomo nella creazione, sfidando il concetto stesso di originalità e immaginazione.

Nonostante ciò, è innegabile che questa rivoluzione tecnologica porti con sé vantaggi considerevoli. L’AI generativa promette di rendere le nostre azioni più efficienti, superando le barriere cognitive e capacitive, e spaziando dalla produzione di contenuti alla lettura di libri, fino all’assistenza legale in tribunale. Tuttavia, l’impatto di tale cambiamento va oltre il mero progresso tecnologico, toccando aspetti etici, morali e legislativi.

L’attenzione è giustificata, poiché le tecnologie di questa portata raccolgono in sé opportunità e rischi. Come ogni strumento tecnologico, l’AI può essere utilizzata per scopi positivi o negativi, rappresentando una sfida per la nostra capacità di regolamentazione e controllo. Il potere di manipolazione attraverso la generazione di immagini e video, solleva la questione fondamentale della discernibilità tra ciò che è reale e ciò che è generato artificialmente.

In questo contesto, la tracciabilità dell’informazione diventa essenziale. La domanda sull’origine di un’immagine o di un articolo, ovvero se esso sia stato generato artificialmente o creato da un essere umano diventa cruciale per la tutela cognitiva di ogni essere umano. In un’era in cui l’opinione può plasmare il destino di intere popolazioni, soprattutto durante periodo di elezioni, garantire il diritto di conoscere l’origine del contenuto diventa una sfida significativa.

Un po’ come San Tommaso anche la società moderna attribuisce una maggiore credibilità all’informazione se associata ad una immagine o, più genericamente, ad un contenuto visivo. La possibilità di generare immagini “mai accadute” (fake) o di “far dire” a personaggi famosi parole mai pronunciate è capace di scatenare nell’essere umano un sentimento manipolatorio e polarizzante. Se per esempio uscissero su social media filmati compromettenti di un politico sufficientemente credibili, numerose persone inizierebbero a schierarsi a favore e contro. Anche se poche ore dopo venisse dichiarata la falsità del contenuto, il sentimento manipolatorio e polarizzante persisterebbe nel tempo. Lo abbiamo visto con la foto del “Papa in piumino” che la polemica è continuata per molti giorni dopo la dichiarazione di falsità dell’immagine. Lo abbiamo visto nella reazione del mercato azionario dopo che false immagini di missili sul pentagono erano fuoriuscite in alcuni canali mediatici. Tali comportamenti se effettuati su ampia scala possono manipolare un vasto numero di persone facendo nascere in loro un sentimento ostativo verso un possibile “candidato” favorendo di conseguenza una corrente politica. Cosa potrebbe accadere se tale corrente politica fosse “amica” oppure “nemica” ? Ecco che l’interesse nella manipolazione delle elezioni si eleva a giochi di stato e rispecchia operazioni geopolitiche di vasta scala.

Conseguentemente è urgente stabilire un diritto di “origine” nei contenuti digitali, analogo alla tracciabilità nella filiera alimentare. Assicurare che l’informazione sia genuina e derivi da fonti umane è essenziale per preservare la fiducia e la correttezza nel mondo digitale. In fondo, se la lettura è il cibo per la mente, è imperativo conoscere la vera origine di ciò che consumiamo intellettualmente.

A livello internazionale una coalizione filo-americana denominata c2pa.org sta provvedendo a creare uno standard globale affinché le organizzazioni “generatrici”, ovvero organizzazioni che rilasciano modelli generativi, possano inserire all’interno dei loro elaborati (sia essi immagini, video, suoni o testi) una specie di “filigrana” digitale, non visibile agli occhi umani ma visibile a sistemi automatici al fine tracciare contenuti generati artificialmente. Sfortunatamente non tutte le organizzazioni “generatrici” internazionali aderiranno a tale standard proprio come avviene in altri settori per esempio: al food, alla filiera agricola, allo sfruttamento del lavoro, alle condizioni igenico-sanitarie, all’obbligo di vaccinazione e in tanti altri esempi. Il non aderire a standard internazionali avviene principalmente per motivi culturali, geo politici ma anche per motivi di differenziazione sul mercato. Inoltre, avversari con l’intento di creare falsa informazione al fine di manipolare un gruppo di persone, certamente non vorranno utilizzare un sistema di controllo come quello proposto dalla coalizione. Perciò, proprio quando più vi sarà bisogno di controllo, non potremo contare sulla “filigrana”.

Fortunatamente esistono altre soluzioni basate sull’intelligenza artificiale stessa che assieme al concetto di “filigrana” e di “firma dell’immagine” possono corre in nostro aiuto. Ovvero soluzioni capaci — con una certa probabilità — di identificare se un contenuto (testo escluso ad oggi) sia stato generato artificialmente. Una intelligenza artificiale che ha come obiettivo “scovare” una altra intelligenza artificiale. Il vantaggio di tali soluzioni resta nel fatto che non è necessario fidarsi della fonte e permette in modo automatico e veloce di attribuire l’origine del contenuto in autonomia. Certamente non è un sistema infallibile, infatti l’identificazione avviene per mezzo probabilistico, quindi, ad oggi, possono essere soluzioni di orientamento più che soluzioni decisionali. In altre parole tali soluzioni possono offrire all’umano una probabilità di artificialità del contenuto ma poi demandare il giudizio ultimo al lettore. In conclusione, la rivoluzione dell’AI ha aperto nuovi orizzonti, ma richiede una guida attenta e consapevole. Il dialogo tra le istituzioni, la società e le autorità religiose diventa cruciale per plasmare un futuro in cui l’intelligenza artificiale e l’umanità possano coesistere in armonia.